In edilizia l’uso dei materiali, in quantità e in qualità, è sempre stato oggetto di studio e controversie.
L’utilizzo spropositato, la poca attenzione alle peculiarità, la cattiva messa in opera, con grande dispendio economico, ha prodotto, negli anni, una mediocre edilizia residenziale e non, deturpando l’ambiente, falsando ecosistemi e generando un non benessere nella vita dell’uomo.
L’attenzione, quindi, ai materiali da utilizzare in edilizia sostenibile è fondante, soprattutto in considerazione del fatto che per il costruito, per il “semplice” edificio, buona parte dei materiali, ben oltre la metà, vengono prelevati dal nostro suolo terrestre, producendo milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione, il 25% di tutti i rifiuti nel mondo vengono prodotti dall’edilizia.
L’altro aspetto è la diversità e la complessità dei “nuovi” e sempre più crescenti materiali proposti dal mondo edilizio, che han reso necessario nuove strategie per lo smaltimento degli stessi, rendendo indispensabile la costruzione di nuove discariche, limitando il riciclo e aumentando il carico di estrazione di materia prima.
Per cui, ad oggi, si rende doveroso il riutilizzo dei materiali edili e la loro riciclabilità.
In una costruzione convenzionale i materiali vengono, quasi sempre, valutati secondo il costo proprio e il costo della posa in opera, senza tener null’altro in considerazione: l’impatto ambientale, l’uso, la destinazione, il contributo al benessere, inoltre, il suo ciclo di vita, la tossicità, e non ultimo, lo smaltimento.
Allora, l’approccio corretto potrebbe essere quello di considerare tutti gli aspetti e la complessità del suo ciclo di vita prima di una scelta per il suo utilizzo. Selezionare e scegliere con oculatezza i materiali che possano rendere sostenibile il ciclo di vita di un edificio richiede grande attenzione fin dalla stesura del progetto, pianificando ogni singolo passaggio che porterà alla realizzazione e alla fruizione del manufatto curando aspetti economici, ambientali e sociali.
In sintesi, una buona edilizia nasce da competenze, logica, capacità progettuali e una corretta esecuzione dei lavori.
Cosa comporta non avere competenze, buon senso e professionalità?
Porta ad edifici malati con conseguenze che investono la nostra salute, il nostro benessere. Siamo passati dall’avere costruzioni composte da materiali naturali, la pietra ed il legno su tutti, e l’uso dell’argilla in tutte le sue declinazioni e naturalmente la calce con tutti i suoi composti, all’ avere nei nostri edifici “pacchettoni” assemblati, mura, pareti, solai, tetto, supporti per impianti idrici ed elettrici costituiti da materiali di diversa natura e consistenze e con diverse funzionalità provenienti dal mondo petrolchimico, che hanno reso poco vivibili, e con un discreto tasso di tossicità, i nostri edifici. L’assemblaggio di questi materiali di diversa provenienza e la poca conoscenza delle loro reazioni singole e combinate, hanno portato a non precisate emissioni nell’ambiente, potendo aver determinato effetti sulla nostra salute.
Concludendo, l’uso non responsabile dei tanti materiali di “nuova generazione”, il loro assemblaggio, la scarsa traspirabilità, l’assenza di ventilazione, in nome del risparmio energetico ha leso la nostra vivibilità ed il nostro benessere.